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Manifesto di Polaris

Polarità, Assalto Culturale, Autonomie

Lettura e Commento

Tutti i commenti sono scritti in giallo, preceduti da numero romano

Alla conquista
della centralità, dell’indipendenza, della libertà, della civiltà, della conoscenza.
Noi abbiamo la presunzione di sapere concepire un mondo diverso. E non rinunciamo alla volontà di pensarlo e di renderlo attuale. Compiendo una

Rivoluzione Controsovversiva
Non è vero che rivoluzione e sovversione siano sinonimi come in molti credono.

La rivoluzione è uno scompaginamento dello stato presente delle cose al fine di crearne uno nuovo. Un rivoluzionarioguarda avanti, avanza, cerca di conquistare.

I. È noto che per Evola il termine viene de “revolvere” che indica il movimento della terra sul suo asse per tornare sempre al punto di partenza. Questo ha indubbia validità dal punto di vista “filosofico” e “filologico”. Tuttavia, quando viene fatto proprio in senso politico, troppo spesso funge da alibi per assenteismi gattopardeschi. Abbiamo scelto allora, scientemente, il significato meno ortodosso ma più immediato della parola: quello che fa da spartiacque tra chi è fertile, magari anche esuberante e chi invece è blasé o inerte. In questo senso si può attribuire il termine rivoluzione tanto a quella francese, quanto alla russa , tanto all’italiana quanto alla tedesca, modelli che pure differiscono tra loro, in certi casi anche di molto.

Sovversione è invece sinonimo di corrosione, di perversione, di attacco sottile dal basso e verso l’ancora più basso.
Esiste, pertanto, non solo un sovversivismo rivoluzionario ma anche una restaurazione sovversiva.
Sovversione è, oggi, anche la pratica di chi ci vuole persuadere che questo mondo, il mondo del Pensiero Unico Liberista e Post Moderno, il mondo delle banche, dei finanzieri e dell’Impero del Bene Assoluto imposto con la forza della moneta e delle armi sia il migliore possibile.

II . Ma è intrinsecamente sovversiva, per valori e principi, quasi ogni forma di resistenza superficiale alle oligarchie dominanti, mossa in nome di oligarchie diverse e di vecchi modelli conservatori intimamente corrosi. Tanto che, sia essa progressista o reazionaria, si può affermare che la sovversione è, oggi, intrinsecamente conservatrice dello status quo che è sovversivo.
La contraffazione è in pieno svolgimento. Sovrapponendo la morale all’ ethos e dettando codici
anziché stimolare la sovranità interiore, si scade nel moralismo e si lastrica la via per giungere
all’incapacità di discernere e di darsi la legge (è una controrivoluzione mascherata da valori morali)
La nuova restaurazione dà l’illusione di un “recupero di valori” ma ciò è falso. Come la prima
Restaurazione del 1815, anche quella di oggi è controrivoluzionaria e sovversiva.

Una certa destra produsse in passato un anelito alla controrivoluzione, ovvero: una “rivoluzione al
contrario” che rivoluzione non è, bensì: restaurazione tentata con i metodi della rivoluzione.
Per Rivoluzione Controsovversiva s’intende, invece e correttamente ben altro: una mentalità rivoluzionaria che conosce, neutralizza e disinnesca la teoria e la pratica della sovversione facendo di veleno farmaco.

III. Lo spirito e la tecnica oggi dominanti sono il frutto di una lunga operazione realizzata da avanguardie rivoluzionarie/sovversive. Ecco i principali capisaldi di quella tecnica .

Instillare il dubbio – Instillare il senso di colpa (vi dice niente ?) – Far sentire chi dissente come se sia solo di fronte ad una moltitudine – Colpirlo col ridicolo e la derisione – Lasciar credere a chi resiste che si trovi di fronte un nemico certo della sua vittoria totale – Convincerlo dell’inutilità di una lotta senza risultati – Favorirne la divisione, la discordia, rompendo qualsiasi unità o coesione (a-ri-vi dice niente ?)Conoscere questa logica, le sue tecniche e il suo metodo consentono d’identificarne l’azione, di
neutralizzarla, di disinnescarla soprattutto quando si cela dietro la maschera della contraffazione e al tempo stesso di comprendere il linguaggio e di riconoscere il diapason della comunicazione in corso, sì da far di veleno farmaco.

1. Il primo nemico sei tu
Con la tua adesione a tutti i clichets del pensiero debole e della critica cortese della politica sdrucciola
del linguaggio globale;
con il terrore di essere “messo ai margini”.
con il timore di sconcertare, mostrandoti sconcertato, rimanendo, così, per sempre, dentro al concerto delle convinzioniche credi tue: e non lo sono;
con il languorino che ti viene allo stomaco ogni volta che hai l’occasione di essere cooptato, accolto, riconosciuto dal
consesso del consenso
che tu
contribuisci ad eternare, anche se gli voti contro.
Tu sei il cedimento e la resa a te stesso.
Tu sei il complice dei tuoi assassini.
Tu sei l’assassino dell’Europa e del Terzo Mondo.
Tu sei la globalizzazione.
E più pretendi di metterti all’opposizione, ma sempre all’interno dello scacchiere che altri ti hanno apparecchiato, più
confermi l’inganno di cui sei vittima.
Perché l’inganno domina ovunque ma, prima che altrove, domina in te stesso.
Tu sei l’inganno.

IV. Sovente ci si pone sic et simpliciter come l’alternativa antagonista, come i depositari di valori, principi, tradizioni. Ma quanto corrisponde al vero e quanto invece è un’illusione ? Prima d’intraprendere qualsiasi critica e azione che coinvolga gli altri bisogna farlo su di sé. Provarsi, verificarsi e tendere a “divenire se stessi”.

2. Il secondo nemico è l’oligarchia
Con la complicità di chi non ha vinto il suo primo nemico: se stesso.
Fa e disfa a suo piacimento geografia e storia, economia e mercati;
provoca guerre;
si appropria degli uomini e delle risorse naturali;
gioca per conto suo, contro la salute e la vita degli altri.
Antiellenica per eccellenza, la controrivoluzione oligarchica sovrappone la sua morale all’ethos;
detta codici anziché stimolare la sovranità interiore;
lastrica del suo moralismo (che è vacuo) la via che porta individui e popoli all’incapacità di discernere, di scegliere e didarsi la propria legge morale.
Se recupera la forma (e solo la forma) di autori o esperienze dell’anticonformismo storico, letterario, politico, lo fasempre allo stesso titolo: appropriarsi degli opposti per svirilizzare, neutralizzare, depotenziare ogni scarto dalla sovrana“normalità” dei suoi interessi: per mai farsi mettere in discussione.
Se dà l’illusione di un “recupero dei valori”, lo fa in una logica che è al contempo controrivoluzionaria e sovversiva,doppia faccia della stessa sua logica dialettica: da cui vuole che nessuno esca.
V. Qualunque cosa pensiamo di essa, che sia una casta, una classe dominante, un pugno di congiurati, una setta, un insieme di sette, ad amministrare oggi la cultura, l’informazione e la politica globale è una cerchia di persone unite da affinità elettive. L’operato di questa cerchia risponde ai dettami della controrivoluzione sovversiva e tende a scompaginare le autenticità sociali, storiche, culturali, etologiche in nome di un falso elitismo che innalza famiglie dominanti e produce in serie solerti funzionari e sacerdoti/commissari politici del più feroce conformismo lastricato sulla falsità. Si aggiunga che l’attuale congiuntura è la summa di tutti i difetti di classe. Dall’aristocrazia si è preso il disprezzo altrui, dalla borghesia l’arrivismo e la recitazione, dal proletariato la volgarità e l’arrendevolezza.
Il tutto in uno spirito d’inerzia e d’ipocrisia post/borghese che forniscono l’humus alla degenerescenza nonché il primo ostacolo alla rigenerazione.

3. Il terzo nemico è politico
È il primato globale dell’America;
è la volontà di dominio e di controllo delle lobbies che dirigono la politica della Casa Bianca e la usano come braccio armato per realizzare i loro affari: dal narcotraffico, al mercato degli schiavi al controllo militare delle aree di produzione energetica;
è la politica sottomessa alla logica del profitto a qualunque costo.

VI. Se l’America, per dirla con Barnard Shaw, è “una specie d’Impero Romano passato direttamente
dalla barbarie alla decadenza”, più che la massa americana o che lo stesso degenere american way of life, quel che detta legge ovunque è il Crimine Organizzato che utilizza a proprio uso e consumo la potenza militare, satellitare e politica americana.

4. Evitiamo i falsi campi di battaglia
Lo spettacolo della politica è inadeguato
La dialettica è priva di sbocchi
All’interno della dialettica politica, nessuna opposizione può dare risultati apprezzabili se non sul piano del tatticismo.

Nessuna sovranità
L’esautorazione delle sovranità nazionali è ovunque in atto;
l’asservimento degli individui procede per persuasione ipnotica e per condizionamento al conformismo dialettico;
sovranità popolare e socialità sono attualmente destituite di ogni fondamento.

VII. La politica oggi è questione di lobbies. Le più influenti di esse dettano le direttive ai governi. La sovranità nazionale è stata esautorata. Non è più questione di formule ma di sostanza. Autonomie forti, élites qualificate e soprattutto uomini centrati forniscono la sola via d’uscita. La politica in quanto tale è prigioniera del proprio spettacolo e non va mai oltre la superficie. La politica “alternativa” è sovente schiava della medesima recita. Volendosi “antagonisti” giovani refrattari oscillano tra alternative, solo teoriche, che non rappresentano altro che varianti del gioco delle parti nel quale rischiano di restare inchiodate.

La guerra civile

È lo stato continuativo nel quale la società ipnotizzata crede di vivere. Il clima d’insicurezza è garanzia alla tenuta del sistema oligarchico. Il terrorismo diffuso ad opera di fantomatiche Spectre ha preso il posto degli opposti estremismi nell’assicurare discordia alla società e tranquillità all’oligarchia.
Schemi, entrambi, da gettare alle ortiche.
VIII. Da anni politologi intelligenti (Sanguinetti, Werner, Zinoviev) preceduti da romanzieri quali Orwell
e Abélio hanno previsto l’uso spettacolare del terrorismo da parte dell’oligarchia dominante. Non tutte le formazioni terroristiche sono state create direttamente dal potere, ma tutte han finito rapidamente col divenirne strumenti. Non tutti i guerriglieri sono consapevoli di agire per quello che hanno definito loro nemico; ma alcuni dei loro capi lo sanno. Non tutte le formazioni guerrigliere hanno la copertura del potere: quelle che durano in vita più di qualche mese l’hanno. Non tutto di quello che ci propinano via media (Bin Laden S.p.a. & co) è inventato: lo è in gran parte, il resto è contraffatto.
Recita istituzionale

Non esiste alcuna libertà politica reale. Nessun governo ha limiti di manovra che vadano al di là dalla distribuzione delle tasse e dall’amministrazione dell’ordine pubblico, tutto il resto essendo avocato da poteri forti impalpabili e autoritari.

IX. L’appartenenza ad un partito politico, ad un movimento, ad un qualsiasi organismo è insufficiente.
Non può rappresentare un punto d’arrivo ma un punto di partenza per un’azione su di sé e per una
strutturazione intorno a sé. Non esortiamo affatto ad abbandonare l’impresa chi senta l’impulso a
partecipare ad un’esperienza di tipo classico, benché questa sia oggi parzialmente arcaica e fortemente limitata: lo sproniamo a capitalizzarla nel modo più efficace e più significativo possibile. Abbandonando le categorie recitative,rifiutando di pietrificarsi nell’atteggiamento, di ottundersi nel partito preso, irridendo l’esclusivismo di bottega e gettando alle ortiche le ambizioni individuali.

Per contrastare e neutralizzare queste lobbies – sovra ed extra popolo – reazionarie e sovversive, da una posizione che
non si lasci ridurre nella loro logica dialettica, occorre creare autonomie forti ed élites qualificate di uomini autocentrati
su tre concetti fondamentali: Amore, Onore, Azione.


X. Amore e Onore
è il binomio inscindibile sul quale fu fondata Roma. Da qui bisogna partire.
Azione
secondo un attualismo dello spirito ardito e avanguardista. Ovvero: creare situazioni intrinsecamente
rivoluzionarie e avanzare per strappi. Creando e consolidando spazi autogestiti ed edificando punti di
forza dai quali agire per difendere la giustizia, per salvare il sociale e per creare un nuovo immaginario e
un nuovo modello. Con tecnica, tenacia, inventiva e consapevolezza

5. Padroni del proprio tempo e del proprio spazio.
Le leggi globali sono fatte dai fuorilegge, dai trafficanti di uomini e droghe, dagli sfruttatori dell’uomo, dagli avvelenatori della salute. Solo chi si mantiene libero e forte, signore delle sue rotte e padrone della sua isola, del suo bosco, del suo castello, mantiene il necessario potere contrattuale per non soccombere al predominio della Mafia o alla corruttela delle ambizioni.

XI. Nel dominio del Caos, quando le leggi sono fatte e disfatte da poteri forti e da bande criminali, solo chi assume una valenza da lobby è in grado di competere e d’incidere. Ma cosa assicura ad una lobby di non divenire opportunista, criminale, affarista, sovversiva ? Una solida disciplina interiore ed una compattezza che, quando sono coniugate, le consentono di assumere potere contrattuale. Dunque una lobby deve partire da uno spazio del quale è padrona e di cui si circonda (allegoricamente l’isola, il bosco) dal quale deve salpare per conquiste o per duelli che ne arricchiscano il tesoro e ne aumentino il peso permettendole di allargare le proprie influenze. Non sotto una bandiera presa in prestito ad altri o da altri svilita ma battendo bandiera nera. E chi batte bandiera nera, impietosamente solo, contando esclusivamente su se stesso, si dà la legge riferendosi alla gerarchia che si è liberamente scelta in quanto l’ha riconosciuta e che, proprio per questo, non è soggetta a umori e discussioni.

6. Chi è signore di sé è libero

Vinci te stesso e sarai un uomo. Libero.
Partendo dal centro
Assumere la polarità di sé, per recuperare il senso di appartenenza ad un corpus comunitario, culturale, sociale, ad una memoria, ad una linea antropologica, storica e politica che procede ed è informata dall’alto, dal profondo, da sempre, sempre.

XII. Privato di stampelle, ripari o consolazioni escatologiche di ogni tipo, l’uomo messo di fronte a se
stesso non può barare. O fallisce o diviene ciò che è. Se è, allora riconosce d’istinto e segue con ardore chi può condurlo e formarlo. Che inizierà a coltivare in lui – o in lei – la conoscenza, l’approfondimento storico e soprattutto il rigetto di tutte le contraffazioni, distorsioni e mistificazioni che si ripetono a ritmo frenetico da parte dei falsi amici e dei profeti fasulli . E lo metterà poi alla prova della fatica, della rinuncia, della modestia, della vanità, dell’interesse, della comodità, dell’abisso. Inducendolo a schiudere, se gli è consentito, le porte verso la dimensione che tutto informa, forma e determina.

7. Non “passare al bosco” ma “portare il bosco ovunque in città”

Perché il bosco non è luogo nel quale rinchiudersi ma selva che il barbaro creatore porta con sé a difesa
dalla e a scompaginamento della
 civilizzazione che tutto abbrutisce. Perché Amore è anche questo: donare il bosco a tutti i prigionieri dell’asfalto.
Cosa sarebbe del sole se non avesse ogni giorno la felicità di sorgere e tramontare per qualcuno ?

XIII. Abbiamo fatta nostra quest’allegoria jüngeriana. Spieghiamola con l’ausilio dello stesso Autore.
Il Ribelle: colui che è bandito dalla società, colui che passa al bosco
Chi passa al bosco non necessariamente è stato bandito dalla società, ma compie una scelta. Una scelta difficile, quella di “uscire dal gregge per entrare nel branco”. È innanzitutto una via solitaria, individuale. Successivamente nel silenzio della foresta troverà altri uomini che, come lui, hanno compiuto la medesima scelta e con essi potrà organizzare la “resistenza”. «Per quel che riguarda il luogo, il bosco è dappertutto: in zone disabitate e nelle città. Il bosco è nel deserto, il bosco è nella macchia. Il bosco è in patria e in ogni luogo dove il Ribelle possa praticare la resistenza. Ma il bosco è soprattutto nelle retrovie del nemico stesso».
È dunque fin troppo chiaro che non ci si riferisce al bosco o alla foresta come coordinate spaziali, bensì ad una dimensione interiore, a quel “giardino inaccessibile” intorno al quale il Leviatano si aggira rabbioso perché non vi può accedere. Il nemico in senso oggettivo è qualcosa di profondo e diffuso che trasforma la sua auctoritas in un più bieco autoritarismo in grado di sopprime la libertà.
«In situazioni del genere l’iniziativa passa immancabilmente nelle mani di quei gruppi di eletti che preferiscono l’ignoto alla schiavitù. E la riflessione precederà sempre le loro azioni. Tale riflessione si esprime innanzitutto in una critica alla nostra epoca, cioè nel riconoscimento che i valori correnti sono ormai inadeguati e, in un secondo tempo, nel ricordo. (…) Il Ribelle, dunque, è determinato a difendersi non soltanto usando tecniche e idee del suo tempo, ma anche mantenendo vivo il contatto con quei poteri che, superiori alle forze temporali, non si esauriscono mai in puro movimento. A queste condizioni, potrà affrontare il rischio del passaggio al bosco». Concludendo: «tra il grigio delle pecore si celano i lupi, vale a dire quegli esseri che non hanno dimenticato che cos’è la libertà. E non soltanto quei lupi sono forti in se stessi, c’è anche il rischio che, un brutto giorno, essi trasmettano le loro qualità alla massa e che il gregge si trasformi in branco. È questo l’incubo dei potenti». L’Anarca: colui che bandisce la società dentro se stesso e porta il bosco ovunque L’uomo libero ed autenticamente differenziato è dunque anche colui che è riuscito a bandire la società dentro e da se stesso *. La qual cosa ancora una volta non significa affatto ritirarsi dal complesso sociale. Anzi, significa apprendere l’ardua capacità di affrontare le nuove sfide della modernità, i mutamenti epocali che stiamo attraversando con uno spirito di “superiore distacco”. È dunque osservatore imperturbabile delle vicissitudini quotidiane, non si nasconde, non si isola dalla società ma in essa vive facendo in modo che le cose contro cui nulla può fare, nulla possano contro di lui. Questo, e solo questo, è il presupposto fondamentale affinché possa “irrompere dalla boscaglia come un leone”. È Azione allo stato potenziale, è la condizione del Monaco, dell’Asceta che sta per ri-divenire guerriero. Dunque “distacco” non significa “indifferenza”. Gli accadimenti e le brutalità di questi tempi crepuscolari non gli passano a fianco. Gli passano sotto. L’Anarca ha raggiunto una posizione di indubbia superiorità rispetto agli eventi e da essi non si fa né dominare né sottomettere. La corazza che si è costruito è impermeabile agli attacchi dall’esterno e trova nella propria interiorità l’immutabile perno intorno al quale ruotano le cose. È l’individuo autocentrato. Colui che abbia attraversato questi due passaggi allegorici (il passaggio al bosco e l’assunzione del bosco)
si trova infine in condizione di operare altruisticamente in modo fattivo. Come un calice che trabocchi, come il sole zarathustriano che è felice di splendere.

* Nota. Qui il termine società è inteso dall’Autore nel significato – che ha assunto col tempo – di consesso umano soffocante e annichilente e non in quello originario – da noi usato altrove – di societas ovvero di alleanza tra nuclei organici formati da uomini liberi. È chiaro che, oggi, è il primo di questi due concetti che si è andato estendendo e che tutto soffoca, come il grande ventre di una possessiva madre frigida, come le fauci di Kronos che sbrana i suoi figli. In quest’accezione “bandire la società” significa liberarsi dai condizionamenti, dalle seduzioni della carriera, dello status symbol, dal timore di essere “esagerati”, di stupire, di differire. Vuol dire non più essere secondini di
se stessi ma divenire uomini che spezzano da soli le proprie catene e che, spezzatele, mostrano agli altri, col semplice agire quotidiano, che si può vivere senza di esse e che dunque è consentito uscire dalle sottili e solidissime sbarre psicologiche della prigione in cui ci troviamo rinchiusi in quest’era, la più intollerante, iniqua, liberticida ed ipocrita a memoria d’uomo.


8. Tre assi direttrici di una strategia
elitismo pragmatico: scelta fredda e contingente dell’azione concreta, anche spregiudicata, purché sia tattica e costruttiva, condotta impeccabilmente, guidata da uomini formati e selezionati che sono costante prova esistenziale di un principio, affermato sulla propria pelle, che non hanno il bisogno quotidiano di dare conto a terzi dei propri gesti perché, naturalmente, etologicamente, rispondono ad un qualificato modo di essere e di vivere. Un duro e periglioso privilegio riservato a pochi incursori.
assalto culturale: simbolico, morfologico, estetico versus tutti i cliché culturali in uso dal potere;
interventismo creativo: NON: “immaginazione al potere” MA: “tutta la forza dell’immaginazione non solo per smascherare il potere oligarchico reazionario e/o sovversivo” ma per acquisire spazi liberati, fornire esempi tangibili, smuovere le situazioni stagnanti, condizionare le incursioni dell’elitismo pragmatico, potenziare gli assalti culturali ed essere infine

fascio di forze rivoluzionario e controsovversivo

XIV. Che linee di azione deve darsi una tendenza rivoluzionaria e controsovversiva ?
Deve fondarsi su di un’attualizzazione dello spirito ardito e avanguardista. Ovvero se è pragmatica per indole, deve sempre essere subordinata alla coscienza e ad una rigida disciplina interiore, per cambiare il mondo senza farsi cambiare da esso.
a. Il primo dei tre punti di questa tendenza lo abbiamo definito elitismo pragmatico ed è possibile solo previa costituzione di un nocciolo solido e coeso. Questo genere di pragmatismo tende a operare a seconda dell’opportunità offerta, localmente ed in ogni singola circostanza. Ad operare in modo anche disinvolto, sempre variabile, che possa persino sembrare schizofrenico ai meno avveduti, ma che sempre è teso a capitalizzare strategicamente (e mai opportunisticamente) tutte le prese di posizione che in nessun caso devono essere volte all’entrismo né prigioniere da pregiudizio puerile di bandiera (nessun’ “infiltrazione” ma nemmeno costruzione di una chiesa/partito, dunque). Tale pragmatismo si risolve nel saper far leva agendo da lobby unita, movendo da punti di forza. Non in nome di programmi politici teorici o di parole d’ordine roboanti, ma nella prospettiva degli avanzamenti e dei consolidamenti delle posizioni acquisite da un nucleo incorruttibile nonché del conseguimento, da parte del medesimo, delle condizioni necessarie alla realizzazione di nuove e più efficaci azioni dirompenti
b .Assalto culturale è un continuum che tende – non solo tramite il contenuto ma con oculata scelta delle forme, tramite il simbolo ma anche e sopratutto mediante l’esperienza vissuta – a far perno in ogni ambito raggiungibile (direttamente o con la comunicazione) per suscitare una rigenerazione etologica che sia adatta al contesto presente e futuro.
c. Per Interventismo creativo s’intende la capacità d’ irrompere in situazioni estemporanee per forzarle, plasmarle e infine tesaurizzarle in messaggi ed esempi che, se non sono necessariamente ripetibili, debbono comunque fungere da modello esistenziale, culturale e pratico.
Creare le situazioni, forzarle e avanzare per strappi dunque.

9. Per realizzare le autonomie
Secondo principi ontologici e l’esperienza storica della socializzazione, per autonomie intendiamo l’organizzazione di spazi co/operativi nella società, nel lavoro, nelle arti e in ogni ambito l’uomo si trovi a compiere l’opera della sua vita, facendone luoghi liberati dalle ingerenze reazionarie e/o sovversive.

XV. Auto/Nomie; così si definiscono le comunità che si danno le leggi. Il termine oggi ha assunto un
significato che rimanda al relativismo e ad una sorta di atomizzazione sociobiologia. Storicamente e
filologicamente però le autonomie corrispondono a comunità preordinate che si trovano in alleanza
(societas) con comunità affini e, sulla base dell’Imperium, riconoscono un’autorità trascendente che le co/ordina e che non ha bisogno di esser potente e neppur manifesta per esser riconosciuta ed obbedita.
Autonomie, dunque, sono dei luoghi dove ci si organizza secondo solidarietà e giustizia da vere e proprie unità imperiali.

10. Androcentrismo

Ri/concepire tutto sulla base dell’essenza immutabile, In una logica ellenica, romana, germanica ed europea di androcenterismo, nel riconoscimento e nell’instaurazione dell’ Auctoritas e nella rispondenza al Nomos che trasforma in volere il proprio dovere, unica fonte di libertà e di felicità.

11. Edificare l’élite del nuovo millennio
Nella prospettiva dell’evoluzione dello scenario geopolitico, culturale e sociologico, formare l’avanguardia rivoluzionaria e controsovversiva al fine di realizzare la sovranità popolare.
Agire, con criterio e tenacia e sfidare i tempi che vengono e i nuovi scenari per vincere
XVI. Androcentrismo è qualcosa di totalmente diverso dall’antropocentrismo. Quest’ultimo termine
indica la centralità dei bisogni, dei pruriti, dei “diritti”, dei piaceri, dell’individuo e la parallela
desacralizzazione della vita, della natura, della cultura. Anèr, andròs in greco è l’equivalente del vir
latino. Dunque l’uomo che sia saldo, forte, centrato, colui che s’informi alla virilità spirituale, diviene la pietra angolare sulla quale misurare ogni opera compiuta o in corso. Androcentrata è una civiltà che non delega a scribi la via esistenziale al sacro e al bene. L’androcentrismo rimanda immediatamente alla centralità del concetto di Onore così come quello dell’autonomia rimanda al concetto di Amore.

QUI ed ORA

12. Polaris è
un’accademia, un’officina, un cantiere, una palestra, che si orienta con la bussola.
Per indicare il Nord, per scrutare il cielo e per ordinare il cammino.

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